Questo trafiletto è tratto da uno scritto in lavorazione. Non parla di cambiamenti di sesso ma di quei semplici e complessi cambiamenti femminili che molte volte passano inosservati, non di certo però per l'universo femminile. Vi potrete ritrovare in questi cambiamente come no, infondo sono personali ed infiniti ;-). Io ho solo pensato di raccontare i pensieri di una delle milioni di donne nel mondo. Vorrei precisare che non è autobiografico anche se personalmente condivido molto cose con la protagonista di quest'opera.
"I passaggi sono sempre i più
difficili.
Pensate a quante volte, prima di
attraversare una pozzanghera o un ruscello, si ha sempre il timore che il salto
non riesca come dovrebbe, cadendo di conseguenza con uno “splash” nell’acqua.
L’acqua non fa male, abbiamo la perenne angoscia, però, di quello
“splash!”. Non siamo molto logici dato che la reale paura è non riuscire a fare
il salto.
Accantoniamo per un attimo i ruscelli,
pensate a quando vi trovate di fronte alla prospettiva di oltrepassare un
passaggio a livello. Non so voi, ma, mentre passo, io guardo mille volte a destra e a sinistra ,
come se un treno dovesse sbucare di sorpresa in una delle due direzioni. Ridicolo
no? Un treno che ti fa la sorpresa, anche se vi è una sbarra visibilissima e un campanelino assordante.
Un altro, forse più emblematico esempio, è il passaggio
di un ponte. Pensate di trovarvi in una delle estremità del Ponte di Brooklyn,
cercate di intravedere l’atra punta. E’ davvero difficile sforzare così tanto
la vista. Ci troviamo di fronte un imponente mostro fatto di strade, pilastri e
ringhiere altissime, potremmo definirlo un dinosauro dei nostri tempi,
colossale e immenso, noi invece siamo così piccoli, insignificanti, un numero
tra i tanti che lo attraversano. Mamma mia! Quanti numeri! Migliaia, forse
milioni. Sono innumerevoli le persone che utilizzano il ponte di Brooklyn per
raggiungere la parte opposta della città.
Insomma, siamo lì, impauriti da questo
gigante che tace e resta immobile. Ed è proprio così che comincia il nostro
cammino.
All’inizio, un po’ titubanti, restiamo
affascinati, forse siamo anche un po’ impazienti di arrivare, potremmo dire
“adrenalinici”.
Ci rendiamo conto però che più ci
mostriamo ansiosi più il tragitto ci appare lungo, sempre più lungo, ed il tipico pensiero è: “ non si arriva
mai?”.
Vi è, infatti, un momento in cui, con
molto sconforto, abbiamo la sensazione di non arrivare, sconforto seguito dalla tristezza di essere ormai a metà strada
e di non essere più tanto convinti del
cammino intrapreso.
(Non è da poco. Stiamo attraversando
insieme il ponte di Brooklyn, chi l’avrebbe mai detto?)
I nuvoloni sono sempre presagio di
pioggia, sua logica conseguenza.
Rassegnati di aver ormai intrapreso il
percorso lungo questo colossale ponte ed increduli sulla giusta decisione,
cominciamo ad essere timorosi riguardo a ciò che ci accoglierà al di là d
ponte, una volta arrivati.
La maggior parte degli errori
dell’essere umano risiede nei timori che
ti fanno entrare in un vortice di inquietudini, dubbi e confusioni; che hanno
la capacità di farti sentire smarrita e sola. Cosa ci attenderà? Non sappiamo
nulla di ciò che ci aspetta, solo frasi lette o sentite dire e comunque sia
molto dubbie, il chè influisce negativamente nella nostra fragilità.
E che dire delle innumerevoli
incertezze che appaiono a noi come biechi sussurri nei nostri pensieri, senza
nemmeno immaginare, però, che sono la nostra più grande fortuna…
Intanto siamo lì. Non ci si volta
neanche più indietro dato che la distanza del percorso già fatto è tale da
impressionare chiunque.
Siamo quasi alla fine, lì lì per
arrivare. Per un attimo cerchiamo di ricordare dove eravamo, i momenti passati
e dove saremo tra un paio d’istanti.
Ecco. I cambiamenti sono come i
passaggi, sono come il ponte di Brooklyn.
Nella propria vita sono molteplici, quello in
genere più critico è proprio capire chi si era, capire cosa e come si passa e
scoprire chi si sarà.
Ecco. Tutto per caso, e quando dico
per caso non è per usare un termine semplice ma per sottolineare che nulla è
stato preventivamente voluto o pianificato.
Un po’ come nascere uomo o donna, vi
sarebbero molti meno problemi sull’ accettazione del proprio corpo o della
propria vita.
Ho continuato a vivere percorrendo la
strada che il mio istinto mi suggeriva e mi sono riscoperta tale : donna…ma per
caso."