sabato 31 agosto 2013

1.tratto da: "io?una donna per caso"



Questo trafiletto è tratto da uno scritto in lavorazione. Non parla di cambiamenti di sesso ma di quei semplici e complessi cambiamenti femminili che molte volte passano inosservati, non di certo però per l'universo femminile. Vi potrete ritrovare in questi cambiamente come no, infondo sono personali ed infiniti ;-). Io ho solo pensato di raccontare i pensieri di una delle milioni di donne nel mondo. Vorrei precisare che non è autobiografico anche se personalmente condivido molto cose con la protagonista di quest'opera.

"I passaggi sono sempre i più difficili.
Pensate a quante volte, prima di attraversare una pozzanghera o un ruscello, si ha sempre il timore che il salto non riesca come dovrebbe, cadendo di conseguenza con uno “splash” nell’acqua.
L’acqua non fa male,  abbiamo la perenne angoscia, però, di quello “splash!”. Non siamo molto logici dato che la reale paura è non riuscire a fare il salto.
Accantoniamo per un attimo i ruscelli, pensate a quando vi trovate di fronte alla prospettiva di oltrepassare un passaggio a livello. Non so voi, ma, mentre passo, io  guardo mille volte a destra e a sinistra , come se un treno dovesse sbucare di sorpresa in una delle due direzioni. Ridicolo no? Un treno che ti fa la sorpresa, anche se vi è una sbarra visibilissima e un campanelino assordante.
Un altro,  forse più emblematico esempio, è il passaggio di un ponte. Pensate di trovarvi in una delle estremità del Ponte di Brooklyn, cercate di intravedere l’atra punta. E’ davvero difficile sforzare così tanto la vista. Ci troviamo di fronte un imponente mostro fatto di strade, pilastri e ringhiere altissime, potremmo definirlo un dinosauro dei nostri tempi, colossale e immenso, noi invece siamo così piccoli, insignificanti, un numero tra i tanti che lo attraversano. Mamma mia! Quanti numeri! Migliaia, forse milioni. Sono innumerevoli le persone che utilizzano il ponte di Brooklyn per raggiungere la parte opposta della città.
Insomma, siamo lì, impauriti da questo gigante che tace e resta immobile. Ed è proprio così che comincia il nostro cammino.
All’inizio, un po’ titubanti, restiamo affascinati, forse siamo anche un po’ impazienti di arrivare, potremmo dire “adrenalinici”.
Ci rendiamo conto però che più ci mostriamo ansiosi più il tragitto ci appare lungo, sempre più lungo,  ed il tipico pensiero è: “ non si arriva mai?”.
Vi è, infatti, un momento in cui, con molto sconforto, abbiamo la sensazione di non arrivare, sconforto seguito  dalla tristezza di essere ormai a metà strada e di non essere  più tanto convinti del cammino intrapreso.
(Non è da poco. Stiamo attraversando insieme il ponte di Brooklyn, chi l’avrebbe mai detto?)
I nuvoloni sono sempre presagio di pioggia, sua logica conseguenza.
Rassegnati di aver ormai intrapreso il percorso lungo questo colossale ponte ed increduli sulla giusta decisione, cominciamo ad essere timorosi riguardo a ciò che ci accoglierà al di là d ponte, una volta arrivati.
La maggior parte degli errori dell’essere umano risiede nei  timori che ti fanno entrare in un vortice di inquietudini, dubbi e confusioni; che hanno la capacità di farti sentire smarrita e sola. Cosa ci attenderà? Non sappiamo nulla di ciò che ci aspetta, solo frasi lette o sentite dire e comunque sia molto dubbie, il chè influisce negativamente nella nostra fragilità.
E che dire delle innumerevoli incertezze che appaiono a noi come biechi sussurri nei nostri pensieri, senza nemmeno immaginare, però, che sono la nostra più grande fortuna…
Intanto siamo lì. Non ci si volta neanche più indietro dato che la distanza del percorso già fatto è tale da impressionare chiunque.
Siamo quasi alla fine, lì lì per arrivare. Per un attimo cerchiamo di ricordare dove eravamo, i momenti passati e dove saremo tra un paio d’istanti.
Ecco. I cambiamenti sono come i passaggi, sono come il ponte di Brooklyn.
 Nella propria vita sono molteplici, quello in genere più critico è proprio capire chi si era, capire cosa e come si passa e scoprire chi si sarà.
Ecco. Tutto per caso, e quando dico per caso non è per usare un termine semplice ma per sottolineare che nulla è stato preventivamente voluto o pianificato.
Un po’ come nascere uomo o donna, vi sarebbero molti meno problemi sull’ accettazione del proprio corpo o della propria vita.
Ho continuato a vivere percorrendo la strada che il mio istinto mi suggeriva e mi sono riscoperta tale : donna…ma per caso."